Parola e azione

Pubblicato il 28 marzo 2013 da Personale di VMMisions

Nella missione cristiana è stata argomentata un'interessante dicotomia. La missione del cristiano nel mondo dovrebbe concentrarsi sulla testimonianza verbale, o gli atti di cura e compassione dovrebbero essere la nostra priorità? Parola o azione?

Rispondo alla domanda con un sonoro: "Sì... entrambi!" Gesù ha illustrato una preoccupazione senza soluzione di continuità per i cuori, i corpi e le relazioni delle persone e la chiesa primitiva ha compreso le intenzioni di Gesù di abbracciare contro tutti i del bisogno umano e dell'umanità nella sua interezza. Non si poteva più addurre alcun argomento credibile per separare l'ebreo dal greco, o per separare la parola dall'azione. Siamo un tutto senza soluzione di continuità e Dio si prende cura di tutta l'umanità. Questa è la missione di Dio. Partecipiamo in molti modi.

Perché allora il dibattito continua? Sospetto due ragioni. Primo, ci sono esempi di missione ed evangelizzazione che sono stati condiscendenti e condiscendenti. L'impulso missionario della Chiesa non è sempre stato svolto con sensibilità, ed è stato talvolta legato all'orgoglio e al potere culturale. Questo è vero, anche se non è immediatamente evidente il motivo per cui questo è spesso citato come argomento contro la testimonianza verbale ma non contro atti compassionevoli. Le azioni ben intenzionate possono essere condiscendenti quanto le parole maledette. Ancora il fatto delle Crociate incombe come un orribile esempio di motivazioni "cristiane" andate storte. Continuiamo a vivere nella loro scia.

Penso che ci sia anche un secondo motivo. Sospetto che i cristiani non solo mettano in discussione il metodo della missione cristiana, ma a volte si interroghino anche se è necessario. Si pensa che il messaggio, non semplicemente il metodo, sia condiscendente, un residuo di un passato imperialista e colonizzatore.

Sento spesso una presunta citazione di San Francesco. “Predica il Vangelo e, quando è necessario, usa le parole”. A parte la domanda se San Francesco l'abbia effettivamente detto, questa affermazione mi piace molto. E mi piace anche l'esempio di san Francesco. Sulla scia delle Crociate e delle macerie del conflitto umano, San Francesco ha articolato e praticato semplicità, gioia e amore come i motivi che avrebbero formato la sua vita e il carattere che avrebbe definito la sua testimonianza, anche al mondo musulmano. La sua compassione lo portò alla presenza stessa del Sultano d'Egitto nell'anno 1219 dove tentò di condividere il Vangelo, usando le parole. La sua missione teneva insieme fatti e parole.

Le pagine di Connessioni condividere le storie di tanti che sono coinvolti nella missione di Dio, motivati ​​dalla varietà dei bisogni umani e impegnati in una varietà di luoghi e di popoli. La loro vocazione è la missione di Dio, che impiega sia la parola che l'azione. Invito altri a unirsi a questa compagnia di “word ed atto cristiano”, da inserire in un altro numero in un secondo momento.

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Il processo del fuoco, San Francesco davanti al Sultano d'Egitto. Domenico Ghirlandaio, 1485
Il processo del fuoco, San Francesco davanti al Sultano d'Egitto. Domenico Ghirlandaio, 1485

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